Intervento di Angelo Nuzzo al convegno "Immaginabili risorse: Il valore sociale della disabilità", promossa da www.includendo.it. - Milano, 28 novembre 2014 - all'interno del laboratorio "Nutrirsi". Una giornata di lavoro intorno al tema del "Valore sociale della Disabilità", con la possibilità di ascoltare e conoscere molte esperienze concrete provenienti da diverse regioni.
Immaginabili risorse - Milano 28 novembre 2014
ANFFAS Ticino onlus e Radici nel Fiume cooperativa sociale
Angelo Nuzzo
1. Alcuni elementi di contestualizzazione: Chi siamo, dove operiamo, con quali persone con disabilità abbiamo a che fare, quali servizi eroghiamo…
Anffas Onlus è una Associazione Nazionale di famiglie di persone con disabilità intellettiva e/o relazionale, nata a Roma nel 1958 con lo scopo primario di tutelare i diritti dei disabili intellettivi e relazionali e delle loro famiglie attraverso l'impegno a realizzare pienamente le condizioni di pari opportunità e non discriminazione previste dalla Costituzione Italiana. Oggi, l’Associazione è fortemente radicata e capillarmente distribuita sul territorio nazionale: si contano 168 associazioni locali, 16 organismi regionali e 47 Enti a marchio Anffas: in tutto 231 realtà molto diverse fra loro per dimensioni, numero di soci, attività, ma con un pensiero comune. Da anni Anffas ha impostato la sua strategia sul rispetto dei diritti umani (dignità della persona, uguaglianza, pari opportunità, non discriminazione, coinvolgimento nelle scelte, inclusione sociale) prendendo come punto di riferimento la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, i cui principi ha fatto propri, cercando di diffonderli all’esterno ed all’interno della Associazione stessa, rileggendo il proprio operato alla luce di questo documento fondamentale.
Anffas Ticino Onlus, è l’associazione locale di Somma Lombardo, sorta nel 1984, ha voluto rendere concreta la propria azione, aprendo nel 1987 la Comunità Alloggio di Maddalena, dove vivono stabilmente 18 persone con disabilità intellettiva, avviando nel 1997 un Servizio di Formazione alle Autonomie, nel 2005 dando vita ad alla cooperativa sociale “Radici nel Fiume” che si occupa d’inserimento al lavoro, nel 2008 aprendo un Centro Socio Educativo. È inoltre attivo uno sportello informativo SAI? (accoglienza e informazione per le famiglie che vivono al proprio interno le problematiche della disabilità, offrendo inoltre consulenza e accompagnamento alle pratiche dell’amministratore di sostegno o dell’invalidità civile)
Attualmente Anffas Ticino Onlus, con la collaborazione della cooperativa Radici nel Fiume, si occupa direttamente di circa 50 persone con disabilità e le relative famiglie che vivono nei territori della provincia di Varese.
2. Il valore sociale espresso: Qual è l’utilità che arriva al territorio circostante grazie a ciò che realizziamo?
Pensare alla nostra realtà soltanto come erogatore di servizi sarebbe però riduttivo: la nostra storia è caratterizzata dalla volontà di coagulare attorno alla nostra realtà persone, gruppi, forze sociali spinte dal desiderio di partecipare attivamente ad una esperienza di inclusione della diversità: l’associazione risulta così essere aperta al territorio, alle realtà sociali e associative che vi operano, alla scuola e alle istituzioni, attenta alle opportunità culturali, sociali ed esistenziali presenti e contemporaneamente promotrice di momenti d'incontro col territorio attraverso attività culturali, eventi, momenti di festa e incontro, dibattiti, formazione. Per noi, fare azione nel territorio significa essere soggetti del cambiamento culturale e sociale, acquisendo un ruolo di riferimento non solo per le persone di cui si prende cura o per le famiglie socie, ma anche per altre realtà, servizi, operatori, cittadini, costruendo e mantenendo reti di raccordo e se necessario di coordinamento. Il nostro sforzo è stato e continua ad essere quello di ampliare la nostra attenzione dal singolo alla comunità territoriale, convinti del fatto che prendersi cura di qualcuno – nel nostro caso la persona con disabilità - significa comprendere quanto i diversi elementi che caratterizzano l’ambiente sociale in cui operiamo possano risultare determinanti nel costruire esclusione e disagio piuttosto che inclusione e benessere. È una sorta di rovesciamento di paradigma: curare il territorio per curare le persone, andando oltre l’erogazione dei servizi alla persona. Agire sul territorio, concretamente significa creare occasioni d’incontro, scambio, conoscenza, condivisione e dialogo in grado di coinvolgere le realtà presenti attraverso proposte che sappiano creare le condizioni ideali per la costruzione di relazioni positive. Vuol dire promuovere occasioni d’inclusione sociale e di sensibilizzazione attraverso la costruzione di reti informali che coinvolgano in progetti concreti e di varia natura, semplici cittadini, istituzioni, scuole, oratori, centri giovanili e centri per anziani, la cooperazione sociale, associazioni, gruppi informali, biblioteche. Ponendo l’accento non solo sulla condizione di disagio ma sulla ricerca di un benessere comune, proponendo esperienze partecipative: dall’organizzazione di momenti d’intrattenimento e socializzanti alla realizzazione di progetti comuni dove ogni partecipante può sperimentarsi in un ruolo attivo e socialmente riconosciuto. Nel corso degli anni abbiamo partecipato alla costruzione di una rete territoriale con i diversi soggetti pubblici e privati che concorrono alla realizzazione d’interventi a favore delle persone con disabilità che frequentano i servizi e le loro famiglie, con lo scopo di creare forme di sinergia essenziali per non disperdere risorse e garantire la condivisione degli obiettivi del progetto di vita, l’efficacia e la funzionalità della presa in carico dei casi, contrastando la frammentarietà degli interventi, la loro sovrapposizione o contrapposizione.
Abbiamo per questo attivati diversi progetti rivolti alla comunità locale, con lo scopo di diventare un luogo sociale, aperto al territorio e disponibile a mettere a disposizione le proprie mura e la competenza delle persone che le abitano promuovendo attività, esperienze, occasioni di conoscenza, confronto e realizzazione di progetti comuni. Parallelamente si è lavorato per costruire reti di relazioni esterne per diventare sempre più soggetto che vive il territorio, ricercando le occasioni promosse da altri soggetti sociali per diventarne sia fruitori che partner, stringendo legami di collaborazione partecipando alla realizzazione di iniziative e progetti comuni. Il nostro slogan è diventato “Dalla cura della persona alla cura del territorio”.
3. La relazione con le persone con disabilità: Cosa ha comportato, nella nostra azione socio educativa con persone con disabilità, l’attenzione al valore sociale? Il coinvolgimento di altre realtà, con altre finalità, ha inciso sulla diffusione di un diverso concetto di disabilità? Come è possibile rilevare questo fattore?
A partire dalle premesse prima esposte, sono stati attivati una serie di progetti e iniziative per rendere la nostra sede un luogo sociale e contemporaneamente essere soggetto che vive il territorio, con la finalità di promuovere concretamente processi inclusivi. Come già detto, ciò ha comportato la necessità di costruire e mantenere reti con diversi soggetti e realtà: scuole, oratori, scout, associazioni sportive, associazioni volontariato, rete del commercio equo solidale, rete dei GAS, cooperazione sociale.
Principali progetti attivati:
- progetti per il tempo libero qualificato e inclusivo
- attività educative / animative con le scuole (sia nei nostri spazi che nelle scuole)
- Compagnia Teatrale integrata
- Attività didattiche e mostre in collaborazione col museo d’arte moderna GAM di Torino, Maga di Gallarate, Castello Visconteo di Somma Lombardo
- Eventi inclusivi, giornate a tema rivolte a famiglie, gruppi, territorio (scadenza mensile)
- Collaborazione col Parco del Ticino: la cooperativa Radici nel Fiume è accreditata come Punto Info e accoglienza per i visitatori del parco, Punto noleggio bici, Centro educativo ambientale per le scuole, progetto “sentieri per tutti”.
- Progetto turismo sostenibile Agenda 21 provincia di Varese e realizzazione spazio accoglienza e “Sentiero per tutti” presso la nostra sede.
- Progetto Interreg Italia-Svizzera “Modus Riciclandi - Re Mida”
- Adesione alla Pro-loco per le iniziative comuni con le altre realtà del territorio di Somma Lombardo
- Partecipazione al progetto “Artigianaltro le Officine della Solidarietà”. Artigianaltro è un marchio solidale, che nasce nel 2009 da un progetto realizzato da un gruppo di Associazioni e Cooperative milanesi che operano nel settore della grave emarginazione sociale: Cena dell’Amicizia, Il Laboratorio, C.A.S.T. Centro Assistenza Sociale Territoriale, Centro San Marco. Nel 2012 al progetto aderisce anche la nostra cooperativa Radici nel Fiume. Artigianaltro produce e commercializza prodotti e manufatti di qualità con un valore in più: quello della solidarietà fondata sui valori dell’apertura all’altro e dello sviluppo di capacità e accogliendo persone che vivono un disagio, psichico sociale o fisico. Lo Spazio Espositivo di Artigianaltro è in Via Bezzecca 4, Milano. www.artigianaltro.org
In tutte le attività descritte, una grossa attenzione viene posta nel creare le condizioni (organizzative e relazionali) affinché le persone con disabilità coinvolte abbiamo sempre un ruolo attivo e di valore. Ad esempio, nel 2014 circa 1000 bambini di scuole materne o elementari hanno partecipato alle nostre proposte didattiche e animative. Ogni classe ha partecipato a laboratori manuali o creativi, in cui gli animatori o “gli insegnanti” erano le persone con disabilità. La stessa cosa nel progetto Interreg Italia-Svizzera “Modus Riciclandi - Re Mida” o cin quelli nei musei d’arte moderna GAM di Torino e Maga di Gallarate.
Sul tema Nutrirsi
La cooperativa sociale Radici nel Fiume ha ricevuto in eredità da Anffas Ticino nel 2005, l’esperienza ventennale del Laboratorio di trasformazione alimentare “Comunità di Maddalena” , spazio educativo / occupazionale per le persone che frequentavano i diversi servizi.
Dal 2005, il Laboratorio assume così la veste d’impresa sociale dove lavorano assunte 3 persone con disabilità. Il Laboratorio offre inoltre postazioni lavoro per tirocini lavorativi, “messa alla prova” di giovani, formazione per le persone che frequentano il Servizio di Formazione all’Autonomia.
Il laboratorio è certificato da ICEA come trasformatore biologico, il primo nella provincia di Varese: ciò ha permesso non solo di valorizzare in termini di qualità la produzione, ma anche di avviare nuove relazioni con alcune piccole realtà di produzioni agricole biologiche che si appoggiano alla cooperativa per trasformare le eccedenze produttive. La cooperativa è tra i Soci fondatori del DES Varese e della cooperativa di GAS “Aequos” (che riunisce circa 1500 famiglie delle province di Varese e Milano), che permette di acquistare settimanalmente le materie prime biologiche direttamente dai produttori.
Oltre al negozio per la vendita diretta della produzione, sono stati stretti accordi con le centrali del commercio equo solidale (CTM e Libero Mondo) sia per la vendita alle Botteghe di tutta Italia, sia per il reperimento di materie prime o complementari (zucchero di canna, cacao, cesti).
Circa i risultati o gli effetti delle nostre azioni sul piano dei cambiamenti nelle rappresentazioni delle persone con disabilità, abbiamo degli indicatori indiretti dati dal costante aumento delle richieste da parte di privati e gruppi per l’utilizzo della nostra sede come luogo sociale. Le iniziative che proponiamo costantemente nel corso dell’anno vedono una partecipazione media di 400 persone. Nel 2010 e nel 2013, il Laboratorio Alimentare è stato premiato nell’ambito del progetto “Nutrire il Pianeta, Energia per la vita. Verso l’Expo del Consumatore: le buone pratiche dell’agroalimentare” promosso da Movimento Difesa del Cittadino, Adiconsum, Assoutenti, Cittadinanzattiva, Confconsumatori, Movimento Consumatori e Unione Nazionale Consumatori in collaborazione con Regione Lombardia. Un percorso rivolto ai cittadini, alle Istituzioni e agli attori della filiera, con la finalità di creare un circolo virtuoso tra domanda ed offerta di beni alimentari, quale sinonimo di qualità, sicurezza e sostenibilità.
4. Le prassi organizzative: Ci sono state delle ripercussioni nelle nostre prassi organizzative a seguito della attenzione al valore sociale? Ci sono state delle ripercussioni sul clima lavorativo interno? Quali sono stati i principali nodi problematici che abbiamo incontrato nel nostro lavoro ?
Di fronte alla semplicità ma anche alla potenza dirompente dei concetti espressi dalla Convenzione ONU, in particolare nell’art.19 (1), come associazione che gestisce servizi per la disabilità intellettiva e relazionale è risultato impossibile sottrarsi alla ricerca di quali coerenze o incoerenze si ritrovano nel passaggio tra il dire (le linee associative) ed il fare (le prassi generate nei servizi) e sugli effetti e le rappresentazioni rimandate all’interno dei territori. La gestione di un servizio è frutto di un insieme di attività, procedure, atti amministrativi, scelte organizzative, interazioni interne ed esterne. Alla base di ogni gestione sono sempre presenti – esplicitamente o implicitamente - idee, pensieri, valori e culture che tracciano le linee entro cui il servizio deve compiere le proprie scelte gestionali. Soffermarsi sui significati attribuiti al concetto d’inclusione sociale, a come è tradotto nelle pratiche quotidiane e quale coerenza intercorre tra pensiero e azione, è diventato allora una priorità per chi, come noi, vuole promuovere, per renderla concreta, la prospettiva inclusiva. Pensiamo che, il ruolo di chi gestisce i servizi per la disabilità va rivisto in un’ottica ecologica delle relazioni e dei contesti, per comprenderne potenzialità e limiti nei processi di influenzamento degli attuali equilibri che regolano la vita sociale. Volendo semplificare, se è vero che i Servizi producono conoscenze pedagogiche - ancor prima di prestazioni sociali, sociosanitarie e sanitarie - occorre accettare il fatto che il loro agire deve essere permeabile e flessibile per contribuire a promuovere processi di cambiamento, e non per mantenere condizioni di disagio, emarginazione, magari allietate da un po’ di attività ricreative o da miglioramenti funzionali, importanti in sé e per sé, ma di scarso valore se non collocati in contesti inclusivi. Ciò richiede investimenti sul fronte culturale, per consentire agli operatori di acquisire quei valori e conoscenze che, travalicando l’aspetto tecnico, consenta loro di acquisire una professionalità che sappia non solo fornire prestazioni, ma sia in grado di riconoscere la complessità della prospettiva inclusiva ed occupare il proprio ruolo in un processo più ampio e complesso. L’inclusione sociale impone infatti il cambio delle regole esistenti circa il funzionamento sociale, economico e culturale che hanno sin qui regolato lo sviluppo delle comunità. È un processo di cambiamento che deve coinvolgere non solo i partner pubblici, Regioni, Province, Comuni, Uffici di Piano, ma anche e soprattutto coinvolge chi gestisce i servizi per la disabilità gestori. Il frutto di queste riflessioni ha portato nel 2010 Anffas Lombardia a considerare l’opportunità di supportare i Servizi a marchio Anffas presenti in Lombardia ad avviare un percorso di analisi sul rapporto tra gestione dei servizi e inclusione sociale, con il fine di ricercare idee e ipotesi idonee a rendere sempre più inclusivo il sistema dei servizi alla persona che si riconosce nei valori di Anffas. L’idea di fondo è che proprio dal sistema dei servizi alla persona appartenenti al circuito Anffas - in quanto insieme di luoghi abitati da persone con disabilità e con diversi livelli di complessità, da operatori, da familiari ma anche in diretto contatto con il sistema istituzionale (statale, regionale e territoriale) che imposta e governa i processi di sviluppo delle comunità - devono provenire esperienze di ricerca, confronto e sperimentazione che consentano di precisare e definire contenuti metodologie e livelli di qualità riconoscibili come indicatori di processi inclusivi. Nell’autunno del 2010, è stata avviata una ricerca-azione, conclusasi nella primavera del 2013, con l’intenzione di analizzare e valutare, attraverso una metodologia partecipata e con il coinvolgimento dei gestori a marchio Anffas, di operatori, utenti e famiglie, la capacità inclusiva dei servizi del circuito Anffas, per orientare successivamente linee progettuali e di azione in grado di ridefinire gli stessi servizi nella prospettiva inclusiva.
La ricerca-azione, sostenuta dalla Fondazione dopo di Noi, da Anffas Lombardia e dalla Regione Lombardia, e condotta con il supporto scientifico del Dipartimento di Scienze umane e sociali dell'Università di Bergamo (Professori W. Fornasa, R. Medeghini, G. Vadalà) ha coinvolto 14 gestori di servizi, 54 servizi che hanno in carico 1187 persone con disabilità e dove operano 981 figure professionali, un centinaio di operatori, circa 300 persone con disabilità intellettiva o relazionale, circa 100 famiglie e 100 volontari, i referenti delle associazioni Anffas Locali e di Anffas Lombardia. Il percorso è stato avviato con la costruzione di uno strumento di autovalutazione circa la relazione fra la mission inclusiva e la natura dei servizi proposti nella rete Anffas e concluso con la definizione di Linee Guida progettuali per la riorganizzazione dei servizi in chiave inclusiva e la progettazione inclusiva sia essa individualizzata che rivolta al territorio. Il risultato di questo lavoro, che ha trovato evidenza nel corso della ricerca sul n° 261 di Animazione Sociale e al termine con la pubblicazione da parte della Erickson delle Linee Guida, è la disponibilità di uno strumento teorico, metodologico e progettuale che consentirà ai Servizi di attivare al proprio interno pratiche progettuali ed educative nella prospettiva inclusiva, orientate ai temi dell’autodeterminazione, della partecipazione e della cittadinanza.
Attraverso le Linee Guida, stiamo ora rileggendo le nostre prassi organizzative con un’attenzione a 3 ambiti:
- la partecipazione al servizio e al territorio: per indagare le condizioni, le possibilità e la traduzione concreta della partecipazione al servizio e al territorio. Vi è qui il passaggio dall’autoreferenzialità ad un pensiero di rete che esca dalla sua caratterizzazione omogenea: non solo, quindi, reti di servizi o di istituzioni, ma reti eterogenee del sociale.
- l’organizzazione (o meglio le reti organizzative) intesa non come condizione razionale, ordinata, prevedibile, ma come processo che si manifesta nelle interdipendenze dei diversi sottosistemi (operatori, ospiti, famiglie, coordinatori, territorio). Da qui l’autoanalisi della cultura per la partecipazione e alla caratterizzazione (burocratica, partecipata, gerarchica…).
- la progettazione, vista come un ambito molto ampio che determina in maniera significativa la qualità inclusiva di un servizio. Si tratta di un elemento complesso e con diverse dimensioni di approfondimento da tenere in considerazione: la partecipazione dei diversi attori, la personalizzazione e il progetto di vita.
Per sostenere la nostra realtà ai cambiamenti organizzativi che implicano la prospettiva inclusiva, i nostri educatori sono stati coinvolti nel corso della ricerca e successivamente in un percorso di formazione che ha visto partecipare non solo gli educatori ma anche il personale ASA e OSS.
5. Le ricadute economiche: Esistono ricadute economiche legate alla nostra azione? Come vengono impiegate?
Sul versante Anffas Ticino, non ci sono ritorni economici diretti derivanti dalle nostre azioni, piuttosto delle ricadute sul piano sociale come quelle precedentemente descritte. Per quanto riguarda la cooperativa, che si sostiene principalmente con la vendita delle produzioni dei propri soci, le ricadute economiche sono ovviamente impiegate nel sostenere e ampliare la presenza di persone in difficoltà all’interno della compagine lavorativa.
6. Le prospettive: Quali sono le nostre prospettive?
In generale continuare nel processo di autovalutazione e riorganizzazione in chiave inclusiva e avviare nel 2015 un progetto sulla vita indipendente, per dare ulteriore sostanza al percorso che abbiamo intrapreso.
(1) L’art. 19 su “Vita indipendente e inclusione nella società” recita : “Gli Stati Parti alla presente Convenzione riconoscono il diritto di tutte le persone con disabilità a vivere nella società, con la stessa libertà di scelta delle altre persone, e adottano misure efficaci ed adeguate al fine di facilitare il pieno godimento da parte delle persone con disabilità di tale diritto e la loro piena integrazione e partecipazione nella società, anche assicurando che:
A) le persone con disabilità abbiano la possibilità di scegliere, su base di uguaglianza con gli altri, il proprio luogo di residenza e dove e con chi vivere e non siano obbligate a vivere in una particolare sistemazione;
B) le persone con disabilità abbiano accesso ad una serie di servizi a domicilio o residenziali e ad altri servizi sociali di sostegno, compresa l’assistenza personale necessaria per consentire loro di vivere nella società e di inserirvisi e impedire che siano isolate o vittime di segregazione;
C) i servizi e le strutture sociali destinate a tutta la popolazione siano messe a disposizione, su base di uguaglianza con gli altri, delle persone con disabilità e siano adattate ai loro bisogni…”
Anffas Ticino Onlus di Somma Lombardo
Località Molino di Mezzo - 21019 Somma Lombardo (Va) - Tel e Fax 0331/250184 anffasticino@anffasticino.it
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